ex caserma

Gli spazi di Comala sono in continuo divenire. È molto difficile dire con certezza dove si terrà un determinato evento, perché qui cambia tutto spesso e velocemente. Probabilmente perché la struttura che ospita le nostre attività, l’ex caserma Lamarmora, negli anni è stata tante cose diverse.

La costruzione nasce, infatti, nel 1871 come mercato del bestiame, a partire da un progetto dell’Ufficio d’Arte del Comune datato 1869 e firmato dall’ingegnere Edoardo Pecco. Nell’area, situata poco lontano dalla Cinta Daziaria che delimitava i confini della città, sorgeva già il Mattatoio cittadino, edificato dove oggi si trova il Palazzo di Giustizia. Nel giro di pochi anni, sarebbero sorti anche alcuni importanti complessi industriali, come le Officine Grandi Riparazioni e le fabbriche Nebiolo e Westinghouse.

Negli anni successivi, la struttura viene gradualmente messa a disposizione dell’esercito per ospitare le truppe di artiglieria a cavallo di stanza in città, fino a trasformarsi definitivamente nella caserma dedicata al generale Alfonso Lamarmora. La struttura sarà una caserma per buona parte del Novecento e, precisamente, fino al 1977, quando la Direzione Lavori del Genio Militare decide, nell’ambito della restituzione delle “Casermette San Paolo sud” di proprietà demaniale, di riconsegnarla all’Amministrazione Civica.

Il 17 maggio 1976 a lla Corte d’Assise di Torino si apre il processo al nucleo storico delle Brigate Rosse. Gli imputati sono 46 e tra loro ci sono Curcio, Gallinari, Franceschini, Ognibene e Ferrari, identificati come i capi storici delle Brigate Rosse. Durante la prima udienza, i brigatisti revocano il mandato ai propri difensori e minacciano chiunque assuma quell’incarico, determinando così la paralisi del processo. Il presidente della Corte d’Assise, Barbaro, incarica della difesa il presidente dell’ordine degli avvocati, Fulvio Croce, che viene assassinato il 28 aprile 1977.

Questo avvenimento accresce la paura nei giudici popolari e negli avvocati e determina lo stallo del processo, e si arriva perfino a valutare lo spostamento della sede processuale in un’altra città. Anche per volontà del sindaco Diego Novelli e il presidente del consiglio regionale Dino Sanlorenzo, il processo rimane a Torino. Come nuova sede viene individuata l’ex caserma Lamarmora, in quel momento dismessa e poco distante dalle carceri Le Nuove.

Per garantire lo svolgimento del processo, la zona intorno alla caserma viene completamente militarizzata, con l’ausilio di 4000 uomini in assetto di guerra, 900 uomini addetti alle scorte, teste di cuoio e tiratori scelti sui tetti intorno alla caserma, che viene dunque trasformata in aula bunker.

Il processo inizia il 9 marzo 1978, dopo essere stato rinviato due volte e dopo 134 defezioni da parte dei giudici popolari. Tra le figure centrali per lo svolgimento del processo, va sicuramente ricordata Adelaide Aglietta, allora segretaria del Partito Radicale: la prima giurata popolare sorteggiata ad accettare l’incarico. La sua storia è raccontata nel libro autobiografico “Diario di una giurata popolare al processo delle Brigate Rosse” (1979, Milano Edizioni).

Al termine del processo, i locali sono stati destinati a ospitare diverse esperienze di spazi sociali, culturali e aggregativi (e, guardando questi passaggi a ritroso, è impossibile non leggervi i tentativi di riappropriarsi del luogo da parte di un territorio che cercava faticosamente di intraprendere un percorso di ricostruzione comunitaria): la sede del primo Comitato di Quartiere, la biblioteca civica – la Sereno Regis, poi chiusa per lavori di ristrutturazione e mai più riaperta al pubblico perché giudicata obsoleta in vista dell’imminente costruzione della nuova Civica Centrale, la Biblioteca Bellini, che avrebbe dovuto sorgere a poche centinaia di metri di distanza e che, come sappiamo, non vide mai la luce – e il primo Centro di Incontro.
La porzione principale della struttura, invece, è stata (ed è) utilizzata dal Comune come area deposito di diversi settori dell’amministrazione: economato, verde pubblico, biblioteche civiche.

Oggi in questi spazi prendono vita le attività di Comala. Per esempio, il salone-aula studio è proprio quello in cui era stata allestita l’aula bunker per il processo al nucleo storico delle Brigate Rosse, esattamente dove adesso vi sfidate a calcetto c’erano sacchi di sabbia e mitragliatrici, dove ora fate la coda per il bar una volta ci tenevano i cavalli delle truppe di artiglieria dell’esercito sabaudo.
La nostra Concessione (stilata dalla Circoscrizione 3 del Comune di Torino) riguarda ovviamente solo una piccola parte della struttura, un’area che abbiamo cercato (e stiamo cercando), un po’ alla volta, di recuperare dallo stato di semi abbandono in cui si trovava.

Comala